LA TRADOTTA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA


NEL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA

giovedì 3 aprile 2014

Monfalcone. Il Parco tematico della Grande Guerra.


Inquadramento storico.
Alla vigilia del primo conflitto mondiale Monfalcone era una cittadina del Litorale austriaco in fase di sviluppo industriale grazie all’insediamento di stabilimenti chimici, dei cantieri navali e al collegamento con la linea ferroviaria Vienna-Trieste.
Per la sua appartenenza all’Impero austroungarico la città fu coinvolta nel conflitto europeo fin dall’estate 1914 con la chiamata alle armi della popolazione maschile e l’invio sul fronte orientale.
Con la dichiarazione di guerra dell’Italia (24 maggio 1915) le operazioni militari interessarono direttamente Monfalcone dal 9 giugno con l’entrata in città delle prime truppe italiane e la contemporanea occupazione di alcune colline soprastanti abbandonate dai reparti austro-ungarici per le posizioni meglio difendibili costituite dalle quote 121, 85 e 77.
L’abitato divenne immediata retrovia accogliendo ricoveri, comandi, ospedali e cimiteri, mentre una rete di camminamenti e di trincee su più ordini trasformò le sue alture in un vasto campo trincerato.
Le operazioni iniziali consentirono alle prime forze italiane di attestarsi sui rilievi della Gradiscata, della Rocca e della quota 98 e di collocare avamposti antistanti alla quota 93 e alla stazione ferroviaria in direzione delle quote 121 e 85 tenute dall’avversario, che vennero contese, conquistate e perdute ripetutamente per un anno intero, costringendo a grandi sacrifici i reparti destinati a questo tratto di fronte.
La caduta della testa di ponte di Gorizia e la perdita del monte San Michele (agosto 1916) costrinsero i difensori austro-ungarici ad arretrare sul fronte carsico, mantenendosi nel settore di Monfalcone sulla quota 77 di Sablici e sui modesti rilievi del Lisert (quote 21 e 12). Anche gli italiani rettificarono la propria linea avanzata occupando a loro volta le quote 121 e 85 (dal 1932 quota Enrico Toti), tenendosi in stretto contatto con il caposaldo avversario di quota 77 di Sablici. Questa situazione fu superata soltanto nel maggio 1917 (decima battaglia dell’Isonzo) quando i reparti italiani si attestarono sui rilievi antistanti il monte Hermada, prossimo teatro delle operazioni carsiche dell’agosto-settembre 1917 (undicesima battaglia dell’Isonzo).
Nel tardo autunno del 1917 lo sfondamento austro-tedesco a Plezzo e a Tolmino costrinse i reparti italiani a ritirarsi dal Carso e il 27 ottobre 1917 terminarono le operazioni sulle alture circostanti Monfalcone.


Il Parco tematico della Grande Guerra.
L’amministrazione comunale di Monfalcone è impegnata nella progressiva realizzazione sulle alture del Carso monfalconese, esteso su circa 4 kmq, di un’area multidisciplinare all’aperto. Un primo tassello di questo progetto è costituito dal Parco tematico della Grande Guerra, inaugurato nel 2005 ed articolato su tre ambiti di intervento. Al suo interno un’adeguata e visibile cartellonistica, segnaletica ed esplicativa, indirizza il visitatore sulla viabilità forestale di collegamento (sentieri CAI 83, 84) permettendo un’uscita in completa sicurezza. Ogni ambito del Parco è peculiare e complementare agli altri garantendo, così, all’escursionista una visita mirata, scegliendo l’itinerario in funzione del proprio interesse e del tempo a disposizione.

Ambito 1. Ridotta di q. 121 (caposaldo difensivo avanzato).

Estesa su circa nove ettari, l’altura di q. 121 è il punto dominante sulla città e sulle alture circostanti. Da qui la vista spazia sia verso il Carso sloveno, sia verso il mare Adriatico. Già caposaldo a.u. assieme alla sottostante q. 85, costituì un ostacolo insuperabile per le truppe italiane per più di un anno tra il 1915 e il 1916.



L’articolato sistema trincerato, oggi percorribile, intervallato da postazioni per mitragliatrici e caverne ricovero, è stato realizzato, per fasi successive, dai reparti italiani sulle preesistenti linee austro-ungariche. Dall’agosto del 1916 fu per lungo tempo prima linea italiana fronteggiante quella austriaca di q. 77 (Sablici) e quelle sovrastanti il lago di Pietrarossa. Di particolare interesse la presenza sui manufatti di numerose iscrizioni di guerra (1) realizzate dai reparti impegnati nei lavori di presidio e rafforzamento.

Ambito 2. Trincea e dolina della Selletta - Zona Sacra di q. 85 (difesa campale e zona del ricordo).

L’ambito si estende per otto ettari e si caratterizza per il profondo trinceramento in roccia, rinforzato da parapetti in cemento realizzati dai reparti italiani dall’agosto del 1916 sul precedente scavo austriaco, e per la retrostante dolina dove si possono visitare alcuni ruderi di baracche ricovero del presidio e un sistema di piazzole per artiglieria di piccolo calibro.
Rappresenta l’elemento di collegamento tra i capisaldi delle q. 121 e 85, complesso che risultò invalicabile per oltre un anno alle truppe italiane che qui concentrarono maggiormente i loro sforzi.
In breve è raggiungibile la q. 85, consacrata nel 1932 ad Enrico Toti, sulla quale la suggestiva Zona Sacra, caratterizzata da un viale ritmato da una serie di cippi, commemora oltre allo stesso Toti, anche le altre medaglie d’oro cadute sulle alture di Monfalcone e i diversi reparti che qui operarono durante il conflitto.

Ambito 3. Trincea Joffre e grotta “Vergine” (linee arretrate, cavità naturali adattate a fini bellici).

Localizzato a monte della stazione ferroviaria, lungo le pendici di q. 98, quest’ambito si sviluppa su un’area di circa dieci ettari, comprendendo anche il valloncello degli Aceri o delle Botti.
Dopo le operazioni iniziali dell’estate del 1915 questo complesso divenne un sistema trincerato arretrato collegato con la soprastante linea di cresta e la q. 98. La trincea serviva a sbarrare eventuali incursioni avversarie da est in caso di sfondamento delle posizioni avanzate che, dal Tamburo di q. 104, scendevano verso q. 93 per dirigersi in località Mandria e più a sud fino all’Adriawerke. Per questa funzione il manufatto venne trasformato e rafforzato in fasi successive; ad oggi risulta in un ottimo stato di conservazione. Lo scavo intercetta due grotte naturali (“Vergine” e “dei Pipistrelli”) che vennero opportunamente modificate ad uso militare, ricavandone spaziosi terrazzamenti collegati da gradinate e serviti da ingressi sbucanti direttamente nella trincea. In particolare la grotta “Vergine”, così chiamata dopo il suo fortuito ritrovamento avvenuto il 21 marzo 1916 ad opera degli zappatori della 23ª Div., rappresenta un tipico esempio di adattamento a fini bellici di cavità naturali, non infrequenti sul Carso; adattata a ricovero antiaereo nel 1944 (2), è stata resa accessibile dal Gruppo Speleologico Monfalconese “Amici del Fante”. Nella parte alta la trincea Joffre si innesta nel sistema trincerato di cresta che si snoda ad ovest verso la Rocca e ad est fino al Tamburo di q. 104. In prossimità della testata del valloncello degli Aceri, la linea principale italiana è rafforzata dalla lunetta della trincea Siracusa; un tratto di questo trinceramento, lungo il sentiero CAI n. 84, è stato ripristinato nel 1998 dal locale Gruppo A.N.A. ed intitolato al Ten.Col. Amelio Cuzzi che fu il promotore di questo lavoro.
Il tratto visitabile di quest’ultima trincea, profondo quasi due metri, si estende con andamento curvilineo per circa 30 m con una larghezza media di almeno 1,5 m. Per tutta la sua lunghezza sono disposte le feritoie per i fucilieri e sono visibili una piazzola per mitragliatrice, una vedetta e due cavernette ricovero; il trinceramento qui si raccorda alla linea difensiva di cresta ed a quella arretrata (trincea Joffre). Rappresentava quindi uno dei punti nodali del sistema difensivo: si nota infatti l’esistenza di due valloncelli, l’uno a nord che permetteva il collegamento alle linee avanzate nella Val Mucile e l’altro a sud, detto “Valloncello delle Botti”, importante corridoio protetto che saliva direttamente alle linee dalla ferrovia ed ospitava un vero e proprio villaggio di guerra.
Realtà e prospettive:
Il Parco tematico risulta ben integrato in un contesto territoriale di particolare valenza ambientale e paesaggistica, polmone verde di una città, in cui esiste una preesistente realtà e offerta pluritematica culturale, ambientale, sportiva, rivolta anche ai flussi del turismo di nicchia ecologico e consapevole.
Quale volano di riqualificazione, il Parco contribuisce significativamente alla valorizzazione e conservazione della qualità ambientale dell’intero comprensorio della alture di Monfalcone, ponendosi in collegamento con le altre realtà presenti sul territorio carsico (Ronchi dei Legionari, Fogliano-Redipuglia, Doberdò del lago) con l’obiettivo di realizzare una struttura integrata che comprenda tutte le colline carsiche monfalconesi.
Gli interventi effettuati hanno interessato modeste e localizzate superfici, con criteri non invasivi sulla vegetazione, orientati al ripristino conservativo dei manufatti senza stravolgere il loro stato di “relitto” e conservandone le “cicatrici”, tracce preziose del loro tormentato passato. Ciò ha permesso di attuare una rilettura della storia dando visibilità a molte di queste testimonianze altrimenti completamente nascoste, celate, dimenticate e collegando la moltitudine “di storie”, anche personali, ai singoli luoghi identificativi ed identificabili del territorio.

L’affluenza registrata finora, la visibilità ottenuta sugli organi di informazione e l’interesse dimostrato dall’Agenzia regionale per la promozione turistica Turismo FVG, conferma che il Parco tematico della Grande Guerra di Monfalcone rappresenta uno dei più moderni e organici esperimenti di recupero di siti legati al primo conflitto mondiale, realizzati in Friuli Venezia Giulia con fondi comunitari di tipo strutturale.
Sulla scorta di questi risultati il Parco tematico della Grande Guerra sarà oggetto di nuovi interventi di recupero, integrativi e di completamento, che ne implementeranno ulteriormente l’attuale valore storico-documentale-turistico. In sinergia con quanto sta avvenendo nelle vicine comunità slovena ed austriaca, dove sono in corso importanti attività di ripristino dei luoghi più rilevanti del vecchio fronte, ci si orienta verso una rete integrata e coordinata dei vari siti ripristinati lungo il fronte dell’Isonzo in prospettiva di raggiungere, nel prossimo futuro, la massa critica necessaria per il concretizzarsi di un vero e proprio organico Parco della Grande Guerra e soprattutto “della Pace”, che comprenda questo intero fronte e possa a tutti gli effetti confrontarsi con le altre simili realtà europee.

Note:
1 Si tratta di fregi, targhe e semplici incisioni realizzate da singoli militari o da reparti utilizzando roccia, cemento o altri supporti per ricordare i compagni caduti, i comandanti o particolari posizioni. La Legge 78/2001 li comprende nel patrimonio storico del Primo conflitto mondiale e come tali, meritevoli di essere conservati a beneficio della collettività e della memoria storica generale.
2 P.A.A. Protezione Anti Aerea - Registro ricoveri antiaerei (ASCM b. 510 f.6).


Marco Mantini
Gruppo ricerche e studi Grande guerra CAI SAG Trieste

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