Inquadramento
storico.
Alla
vigilia del primo conflitto mondiale Monfalcone era una cittadina del
Litorale
austriaco
in fase di sviluppo industriale grazie all’insediamento di
stabilimenti chimici, dei cantieri navali e al collegamento con la
linea ferroviaria Vienna-Trieste.
Per
la sua appartenenza all’Impero austroungarico la città fu
coinvolta nel conflitto europeo fin dall’estate 1914 con la
chiamata alle armi della popolazione maschile e l’invio sul fronte
orientale.
Con
la dichiarazione di guerra dell’Italia (24 maggio 1915) le
operazioni militari interessarono direttamente Monfalcone dal 9
giugno con l’entrata in città delle prime truppe italiane e la
contemporanea occupazione di alcune colline soprastanti abbandonate
dai reparti austro-ungarici per le posizioni meglio difendibili
costituite dalle quote 121, 85 e 77.
L’abitato
divenne immediata retrovia accogliendo ricoveri, comandi, ospedali e
cimiteri, mentre una rete di camminamenti e di trincee su più ordini
trasformò le sue alture in un vasto campo trincerato.
Le
operazioni iniziali consentirono alle prime forze italiane di
attestarsi sui rilievi della Gradiscata, della Rocca e della quota 98
e di collocare avamposti antistanti alla quota 93 e alla stazione
ferroviaria in direzione delle quote 121 e 85 tenute dall’avversario,
che vennero contese, conquistate e perdute ripetutamente per un anno
intero, costringendo a grandi sacrifici i reparti destinati a questo
tratto di fronte.
La
caduta della testa di ponte di Gorizia e la perdita del monte San
Michele (agosto 1916) costrinsero i difensori austro-ungarici ad
arretrare sul fronte carsico, mantenendosi nel settore di Monfalcone
sulla quota 77 di Sablici e sui modesti rilievi del Lisert (quote 21
e 12). Anche gli italiani rettificarono la propria linea avanzata
occupando a loro volta le quote 121 e 85 (dal 1932 quota Enrico
Toti), tenendosi in stretto contatto con il caposaldo avversario di
quota 77 di Sablici. Questa situazione fu superata soltanto nel
maggio 1917 (decima battaglia dell’Isonzo) quando i reparti
italiani si attestarono sui rilievi antistanti il monte Hermada,
prossimo teatro delle operazioni carsiche dell’agosto-settembre
1917 (undicesima battaglia dell’Isonzo).
Nel
tardo autunno del 1917 lo sfondamento austro-tedesco a Plezzo e a
Tolmino costrinse i reparti italiani a ritirarsi dal Carso e il 27
ottobre 1917 terminarono le operazioni sulle alture circostanti
Monfalcone.
Il
Parco tematico della Grande Guerra.
L’amministrazione
comunale di Monfalcone è impegnata nella progressiva realizzazione
sulle alture del Carso monfalconese, esteso su circa 4 kmq, di
un’area multidisciplinare all’aperto. Un primo tassello di questo
progetto è costituito dal Parco tematico della Grande Guerra,
inaugurato nel 2005 ed articolato su tre ambiti di intervento. Al suo
interno un’adeguata e visibile cartellonistica, segnaletica ed
esplicativa, indirizza il visitatore sulla viabilità forestale di
collegamento (sentieri CAI 83, 84) permettendo un’uscita in
completa sicurezza. Ogni ambito del Parco è peculiare e
complementare agli altri garantendo, così, all’escursionista una
visita mirata, scegliendo l’itinerario in funzione del proprio
interesse e del tempo a disposizione.
Ambito 1. Ridotta di q. 121 (caposaldo difensivo avanzato).
Estesa
su circa nove ettari, l’altura di q. 121 è il punto dominante
sulla città e sulle alture circostanti. Da qui la vista spazia sia
verso il Carso sloveno, sia verso il mare Adriatico. Già caposaldo
a.u. assieme alla sottostante q. 85, costituì un ostacolo
insuperabile per le truppe italiane per più di un anno tra il 1915 e
il 1916.
L’articolato
sistema trincerato, oggi percorribile, intervallato da postazioni per
mitragliatrici e caverne ricovero, è stato realizzato, per fasi
successive, dai reparti italiani sulle preesistenti linee
austro-ungariche. Dall’agosto del 1916 fu per lungo tempo prima
linea italiana fronteggiante quella austriaca di q. 77 (Sablici) e
quelle sovrastanti il lago di Pietrarossa. Di particolare interesse
la presenza sui manufatti di numerose iscrizioni
di guerra
(1) realizzate dai reparti impegnati nei lavori di presidio e
rafforzamento.
Ambito 2. Trincea e dolina della Selletta - Zona Sacra di q. 85 (difesa campale e zona del ricordo).
L’ambito
si estende per otto ettari e si caratterizza per il profondo
trinceramento in roccia, rinforzato da parapetti in cemento
realizzati dai reparti italiani dall’agosto del 1916 sul precedente
scavo austriaco, e per la retrostante dolina dove si possono visitare
alcuni ruderi di baracche ricovero del presidio e un sistema di
piazzole per artiglieria di piccolo calibro.
Rappresenta
l’elemento di collegamento tra i capisaldi delle q. 121 e 85,
complesso che risultò invalicabile per oltre un anno alle truppe
italiane che qui concentrarono maggiormente i loro sforzi.
In
breve è raggiungibile la q. 85, consacrata nel 1932 ad Enrico Toti,
sulla quale la suggestiva Zona Sacra, caratterizzata da un viale
ritmato da una serie di cippi, commemora oltre allo stesso Toti,
anche le altre medaglie d’oro cadute sulle alture di Monfalcone e i
diversi reparti che qui operarono durante il conflitto.
Ambito 3. Trincea Joffre e grotta “Vergine” (linee arretrate, cavità naturali adattate a fini bellici).
Localizzato a
monte della stazione ferroviaria, lungo le pendici di q. 98,
quest’ambito si sviluppa su un’area di circa dieci ettari,
comprendendo anche il valloncello
degli Aceri o delle Botti.
Dopo
le operazioni iniziali dell’estate del 1915 questo complesso
divenne un sistema trincerato arretrato collegato con la soprastante
linea di cresta e la q. 98. La trincea serviva a sbarrare eventuali
incursioni avversarie da est in caso di sfondamento delle posizioni
avanzate che, dal Tamburo
di q. 104, scendevano verso q. 93 per dirigersi in località Mandria
e più a sud fino all’Adriawerke. Per questa funzione il manufatto
venne trasformato e rafforzato in fasi successive; ad oggi risulta in
un ottimo stato di conservazione. Lo scavo intercetta due grotte
naturali (“Vergine” e “dei Pipistrelli”) che vennero
opportunamente modificate ad uso militare, ricavandone spaziosi
terrazzamenti collegati da gradinate e serviti da ingressi sbucanti
direttamente nella trincea. In particolare la grotta “Vergine”,
così chiamata dopo il suo fortuito ritrovamento avvenuto il 21 marzo
1916 ad opera degli zappatori della 23ª Div., rappresenta un tipico
esempio di adattamento a fini bellici di cavità naturali, non
infrequenti sul Carso; adattata a ricovero antiaereo nel 1944 (2), è
stata resa accessibile dal Gruppo Speleologico Monfalconese “Amici
del Fante”. Nella parte alta la trincea Joffre
si innesta nel sistema trincerato di cresta che si snoda ad ovest
verso la Rocca e ad est fino al Tamburo
di q. 104. In prossimità della testata del valloncello
degli Aceri,
la linea principale italiana è rafforzata dalla lunetta
della trincea Siracusa;
un tratto di questo trinceramento, lungo il sentiero CAI n. 84, è
stato ripristinato nel 1998 dal locale Gruppo A.N.A. ed intitolato al
Ten.Col. Amelio Cuzzi che fu il promotore di questo lavoro.
Il
tratto visitabile di quest’ultima trincea, profondo quasi due
metri, si estende con andamento curvilineo per circa 30 m con una
larghezza media di almeno 1,5 m. Per tutta la sua lunghezza sono
disposte le feritoie per i fucilieri e sono visibili una piazzola per
mitragliatrice, una vedetta e due cavernette ricovero; il
trinceramento qui si raccorda alla linea difensiva di cresta ed a
quella arretrata (trincea Joffre).
Rappresentava quindi uno dei punti nodali del sistema difensivo: si
nota infatti l’esistenza di due valloncelli, l’uno a nord che
permetteva il collegamento alle linee avanzate nella Val Mucile e
l’altro a sud, detto “Valloncello delle Botti”, importante
corridoio protetto che saliva direttamente alle linee dalla ferrovia
ed ospitava un vero e proprio villaggio di guerra.
Realtà
e prospettive:
Il
Parco tematico risulta ben integrato in
un contesto territoriale di particolare valenza ambientale e
paesaggistica, polmone verde di una città, in cui esiste una
preesistente realtà e offerta pluritematica culturale, ambientale,
sportiva, rivolta anche ai flussi del turismo di nicchia ecologico e
consapevole.
Quale
volano di riqualificazione, il Parco contribuisce significativamente
alla valorizzazione e conservazione della qualità ambientale
dell’intero comprensorio della alture di Monfalcone, ponendosi in
collegamento con le altre realtà presenti sul territorio carsico
(Ronchi dei Legionari, Fogliano-Redipuglia, Doberdò del lago) con
l’obiettivo di realizzare una struttura integrata che comprenda
tutte le colline carsiche monfalconesi.
Gli
interventi effettuati hanno interessato modeste e localizzate
superfici, con criteri non invasivi sulla vegetazione, orientati al
ripristino conservativo dei manufatti senza stravolgere il loro stato
di “relitto” e conservandone le “cicatrici”, tracce preziose
del loro tormentato passato. Ciò ha permesso di attuare una
rilettura della storia dando visibilità a molte di queste
testimonianze altrimenti completamente nascoste, celate, dimenticate
e collegando la moltitudine “di storie”, anche personali, ai
singoli luoghi identificativi ed identificabili del territorio.
L’affluenza
registrata finora, la visibilità ottenuta sugli organi di
informazione e l’interesse dimostrato dall’Agenzia regionale per
la promozione turistica Turismo
FVG,
conferma che il Parco tematico della Grande Guerra di Monfalcone
rappresenta uno dei più moderni e organici esperimenti di recupero
di siti legati al primo conflitto mondiale, realizzati in Friuli
Venezia Giulia con fondi comunitari di tipo strutturale.
Sulla
scorta di questi risultati il Parco tematico della Grande Guerra sarà
oggetto di nuovi interventi di recupero, integrativi e di
completamento, che ne implementeranno ulteriormente l’attuale
valore storico-documentale-turistico. In sinergia con quanto sta
avvenendo nelle vicine comunità slovena ed austriaca, dove sono in
corso importanti attività di ripristino dei luoghi più rilevanti
del vecchio fronte, ci si orienta verso una rete integrata e
coordinata dei vari siti ripristinati lungo il fronte dell’Isonzo
in prospettiva di raggiungere, nel prossimo futuro, la massa critica
necessaria per il concretizzarsi di un vero e proprio organico Parco
della Grande Guerra e soprattutto “della Pace”, che comprenda
questo intero fronte e possa a tutti gli effetti confrontarsi con le
altre simili realtà europee.
1
Si tratta di fregi, targhe e semplici incisioni realizzate da singoli
militari o da reparti utilizzando roccia, cemento o altri supporti
per ricordare i compagni caduti, i comandanti o particolari
posizioni. La Legge 78/2001 li comprende nel patrimonio storico del
Primo conflitto mondiale e come tali, meritevoli di essere conservati
a beneficio della collettività e della memoria storica generale.
2
P.A.A. Protezione Anti Aerea - Registro ricoveri antiaerei (ASCM b.
510 f.6).
Marco
Mantini
Gruppo
ricerche e studi Grande guerra CAI SAG Trieste
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